Storie
Il sostegno psicologico in cure palliative domiciliari
A pensarci bene, si tratta di una delle nostre prime comunicazioni al paziente e alla famiglia alla presa in carico: “non dovrete più recarvi voi al luogo di cura ma vi sosterremo a creare qui, a casa vostra, un contesto di protezione e di assistenza. Saranno proprio i vostri cari, dopo attento addestramento e costante monitoraggio da parte della nostra équipe, a prendersi cura di voi”.
Le cure palliative hanno, infatti, l’obiettivo primario di offrire la migliore qualità della vita nelle condizioni di malattia in cui la persona si trova, progettando un piano terapeutico personalizzato che cambia in base alle esigenze della persona e al decorso della sua malattia.
Accanto al letto dei pazienti, mano nella mano con loro, con i nostri sguardi reciproci che si collegano come da un filo invisibile ma tenace e diretto, ho condiviso quelli che uno di loro ha definito “i pensieri importanti”, quelle emozioni che con un’altra paziente abbiamo chiamato le “Parole del cuore”.
Si tratta di tutto quell’insieme di fatti psichici che occupano la mente delle persone in un momento della vita dove si convive con la consapevolezza di non guarire e di non dover più rivolgere le energie alla lotta contro la malattia, ma a vivere e godere di ogni momento, ogni istante in cui si è vivi, a casa propria, accanto alle persone che abbiamo scelto.
Tutto questo mi è possibile perché non sono sola nelle case dei nostri pazienti, ma con me ci sono altri sguardi che proteggono e mantengono la relazione di cura: quello dei medici e delle infermiere che, in un confronto continuo, si incontrano con il mio nel comune orizzonte della difesa della volontà della persona e del suo migliore benessere possibile.
Un lavoro continuo a più mani, a più sguardi, a più menti verso un unico grande obiettivo: esserci per la persona e per la sua famiglia, momento per momento.