Accogliere l’altro nella sua fragilità

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Accogliere l’altro nella sua fragilità

Daniela, infermiera in cure palliative, ci racconta l’importanza di “saper stare” accanto a chi sta morendo, sospendendo ogni giudizio e accogliendo l’altro in tutta la sua fragilità.

Quando ho iniziato il mio percorso come infermiera, dovevo imparare tre cose: “saper fare”, “saper essere” e “saper stare”. Oggi, più che mai, comprendo appieno cosa significa “saper stare”.

Essendo parte di un équipe che si occupa di cure palliative per malati inguaribili, è essenziale avere la capacità di stare in quella situazione, con quella famiglia. Quando entriamo in una casa, dobbiamo farlo con discrezione e rispetto, poiché non siamo noi a dettare le regole, ma siamo ospiti nella casa dei pazienti e delle loro famiglie.

La prima volta che incontriamo una nuova famiglia è fondamentale instaurare una relazione di fiducia. Non penso mai a cosa dovrò dire o come lo dovrò dire, ma cerco semplicemente di rimanere presente a me stessa. Cerco di dare le risposte con tutta la delicatezza possibile e trovando il coraggio di dire la verità.

Nel primo incontro, è importante osservare non solo il paziente e i familiari, ma anche l’ambiente circostante, poiché gli oggetti, le foto e l’arredamento possono comunicare molto sulla vita della famiglia. È fondamentale sospendere ogni tipo di giudizio e permettere all’altro di mostrarsi per ciò che è, anche nella sua fragilità.

Spesso ci viene posta la domanda: “Quanto tempo gli resta?”. E’ una domanda difficile a cui rispondere, spesso non siamo in grado di quantificare il tempo in giorni, settimane o mesi. L’obiettivo comune che abbiamo, noi curanti e la famiglia, è quello di garantire una buona qualità di vita per il tempo che resta. A volte, in queste situazioni, i gesti di cura come il silenzio, un abbraccio o un semplice sguardo sono molto più efficaci di mille parole.

Nel corso degli anni, ho acquisito la capacità di stare accanto a una persona con una malattia inguaribile e quindi affrontare l’inevitabilità della morte. Come infermiera ho compreso l’importanza di “saper stare”, di rimanere presente con delicatezza e rispetto e di instaurare una relazione di fiducia con i pazienti e le loro famiglie. Ho imparato a riconoscere la mia piccolezza di fronte all’enormità dell’evento che accade nella storia dell’altro.