Storie
Le cure palliative come un abbraccio
A casa siamo stati supportati dalla ASL che ci ha istruiti sull’assistenza quotidiana, passando poi ad un controllo a domicilio settimanale che si è rivelato ben presto insufficiente per sostenere non solo Nicola ma anche me e le nostre figlie Marzia ed Emma.
È stata la nostra dottoressa, dopo un fine settimana difficile, a richiede la presenza della FARO, è stata lei che ci ha messe in contatto con questa magnifica Fondazione. Pur non essendo Nicola ancora in cure palliative, la Faro ci ha preso da subito in carico, tutti noi, l’intera famiglia.
Da quel momento e fino al giorno in cui Nicola ci ha lasciate, abbiamo avuto ogni giorno il sostengo di un medico, il dottor Cocchiarella e della infermiera Angela che sono diventati i nostri “angeli”. Persone preparate non solo dal punto di vista professionale ma soprattutto umano. Perché, quando ci si trova completamente inermi di fronte alla durezza della vita, ogni conforto è importante. Quante volte, dopo la visita a Nicola, ho accompagnato Antonio o Angela verso l’uscita in cerca di uno sguardo rassicurante o di una parola dolce, che sono sempre puntualmente arrivati.
E con loro è stata sempre accanto a noi Stefania, la psicologa coordinatrice del gruppo, che ha seguito Nicola e poi me. Emma, che aveva 16 anni, si è da subito affidata a Vanessa, che, come dice sempre lei, le ha “salvato la vita” sostenendola nei momenti più duri e difficili e che continua ancora oggi. Per Marzia il percorso psicologico è stato un poco più lento e la FARO, con la sua delicatezza e attenzione, ha saputo attendere i suoi tempi. Il bisogno per lei è arrivato dopo alcuni mesi ed è riuscita a trovare in Serena, un’altra psicologa della FARO, un supporto presente e costante, fondamentale per poter camminare nella nuova vita senza il papà.
La FARO è stata essenziale anche da un punto di vista più pratico. L’assistente sociale mi ha guidata in alcune decisioni e scelte di cui non ero a conoscenza ma che andavano prese in tempi brevi. Anche questo mi ha permesso di avere più controllo su quanto dovevo fare per Nicola, per noi e per il nostro futuro. Nei mesi della malattia di mio marito mi sono letteralmente spenta. Nel momento in cui mi hanno detto che non sarebbe vissuto che pochi mesi mi sono annientata e, da persona forte e solare che ero, di colpo sono stata incapace di compiere ogni cosa da sola: senza la presenza dei miei cari e della FARO mi sarei persa.
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