Le cure palliative come un abbraccio

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Le cure palliative come un abbraccio

La testimonianza della Famiglia Morello assistita a casa dalla nostra équipe domiciliare.

La nostra vita è cambiata il 19 luglio 2022, al Pronto Soccorso delle Molinette, dopo una risonanza magnetica a Nicola. Solo il 4 luglio eravamo felici davanti al liceo di Marzia, la nostra figlia più grande, al termine del suo esame di maturità, radiosi e pronti ad iniziare l’estate… Tutto si è stravolto in un lampo.

Nicola è uscito dall’ospedale dopo 4 settimane, abbiamo fatto di tutto per portarlo nella casa che ha sempre amato e dove ha trovato un po’ di serenità dopo i giorni concitati e difficili in ospedale. La risonanza aveva evidenziato un tumore che non avremmo potuto curare. Ci abbiamo provato, abbiamo deciso di tentare con la chemioterapia in pastiglie perché pareva impossibile non cercare di allungare il tempo per stare ancora insieme.

A casa siamo stati supportati dalla ASL che ci ha istruiti sull’assistenza quotidiana, passando poi ad un controllo a domicilio settimanale che si è rivelato ben presto insufficiente per sostenere non solo Nicola ma anche me e le nostre figlie Marzia ed Emma.

È stata la nostra dottoressa, dopo un fine settimana difficile, a richiede la presenza della FARO, è stata lei che ci ha messe in contatto con questa magnifica Fondazione. Pur non essendo Nicola ancora in cure palliative, la Faro ci ha preso da subito in carico, tutti noi, l’intera famiglia.

Da quel momento e fino al giorno in cui Nicola ci ha lasciate, abbiamo avuto ogni giorno il sostengo di un medico, il dottor Cocchiarella e della infermiera Angela che sono diventati i nostri “angeli”. Persone preparate non solo dal punto di vista professionale ma soprattutto umano. Perché, quando ci si trova completamente inermi di fronte alla durezza della vita, ogni conforto è importante. Quante volte, dopo la visita a Nicola, ho accompagnato Antonio o Angela verso l’uscita in cerca di uno sguardo rassicurante o di una parola dolce, che sono sempre puntualmente arrivati.

E con loro è stata sempre accanto a noi Stefania, la psicologa coordinatrice del gruppo, che ha seguito Nicola e poi me. Emma, che aveva 16 anni, si è da subito affidata a Vanessa, che, come dice sempre lei, le ha “salvato la vita” sostenendola nei momenti più duri e difficili e che continua ancora oggi. Per Marzia il percorso psicologico è stato un poco più lento e la FARO, con la sua delicatezza e attenzione, ha saputo attendere i suoi tempi. Il bisogno per lei è arrivato dopo alcuni mesi ed è riuscita a trovare in Serena, un’altra psicologa della FARO, un supporto presente e costante, fondamentale per poter camminare nella nuova vita senza il papà.

La FARO è stata essenziale anche da un punto di vista più pratico. L’assistente sociale mi ha guidata in alcune decisioni e scelte di cui non ero a conoscenza ma che andavano prese in tempi brevi. Anche questo mi ha permesso di avere più controllo su quanto dovevo fare per Nicola, per noi e per il nostro futuro. Nei mesi della malattia di mio marito mi sono letteralmente spenta. Nel momento in cui mi hanno detto che non sarebbe vissuto che pochi mesi mi sono annientata e, da persona forte e solare che ero, di colpo sono stata incapace di compiere ogni cosa da sola: senza la presenza dei miei cari e della FARO mi sarei persa.

Sapere di avere una rete di persone così efficienti e vicine è stato un regalo emotivo e pratico speciale. Una “rete” nel vero senso della parola, un intreccio di persone e aiuti concreti che ci hanno sostenuto e guidato con umanità ed empatia.

La vita ci ha posto di fronte ad una prova impossibile da superare, e inaspettatamente, ci ha donato gli “strumenti” per provare ad andare avanti. Questa è la Faro, queste sono le persone speciali – medici, infermieri, psicologi, volontari… – che ogni giorno lavorano per la vita di chi se ne sta andando e per la vita di chi rimane.

Marzia, Emma ed io saremo sempre grate a tutti questi “angeli” che ci stanno accompagnando nella nostra rinascita.

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